Il libro
Il Trentino meridionale fu una delle zone più contese del fronte italiano-austriaco durante la Prima guerra mondiale. A un secolo di distanza, le aspre tracce dei combattimenti segnano ancora il paesaggio, echeggiando il dramma del passato nel silenzio della natura. Ispirandomi a diari e memorie di combattenti italiani e austro-ungarici, ho intrapreso un viaggio alla scoperta di quel tratto di fronte, mostrando attraverso la fotografia come lo scorrere del tempo ha trasformato i campi di battaglia in luoghi di pace. Echi nel silenzio è il risultato di una ricerca personale compiuta in sei anni che crea un ponte tra memoria storica e paesaggio attuale.
Il progetto editoriale propone duecento fotografie a colori, suddivise in capitoli con ordine geografico: dagli ambienti mediterranei del Lago di Garda fino alle quote d’alta montagna del Pasubio dove si combatté la cosiddetta “Guerra bianca”, passando per il massiccio del Baldo, la Val di Gresta, la Vallagarina, la Vallarsa, il Monte Zugna e le Piccole Dolomiti.
Motivazione
Un viaggio nei paesaggi del Trentino meridionale, alla ricerca dei segni della memoria di un conflitto, quello della prima guerra mondiale, che sconvolse un intero piccolo mondo.
Un mondo fatto di bellezza e fatica, di boschi e appezzamenti strappati al monte, di vaste praterie in quota e specchi d’acqua meravigliosi; un mondo abitato da contadini, artigiani, operai, bambini e anziani, gente umile, laboriosa, che contendeva ad una natura non sempre generosa il necessario per una vita dignitosa, se non al limite della sussistenza. La guerra, nel suo avvicinarsi, nel suo scatenarsi, nelle sue drammatiche logiche, nelle sue conseguenze nefaste, modifica quei passaggi, sgombrandoli dalle persone e incidendo i versanti. Andrea Contrini, con una ricerca di cura e attenzione grandissima, va a scavare dentro questo tratto del gigantesco fronte italo-austriaco, e mette in evidenza testimonianze di grande valore. Segue un percorso logico che dalla sponda occidentale el Lago di Garda arriva al Pasubio, mostrando strutture assai note come le fortezze, ma soprattutto particolari, dettagli, resti, segni che ancora si ostinano a raccontarci storie di vita minima di soldati mandati a combattere in condizioni spesso terribili. Poi, come d’incanto, lo sguardo si allarga allo spazio circostante, ad un infinito che la sapiente tecnica fotografica e la capacità interpretativa di Contrini ci restituisce nella sua interezza. Ci restituisce la grande bellezza dei paesaggi montani, delle notti stellate, degli orizzonti sconfinati, che era anche al visione dei soldati, mandati a morire in un inferno scatenato all’interno di scenari incantevoli. Il contrasto fra la bellezza e lo strazio viene reso con grande efficacia, e alcune citazioni riportate nel testo sottolineano, rimarcano, denunciano l’assurdità del conflitto, come assurdi sono tutti i conflitti. Un libro per non perdere la memoria, laddove la natura dichiara orgogliosa il proprio trionfo e lentamente addolcisce, si appropria e ricopre come solo lei sa fare i luoghi della sofferenza.
Segnalato
Il peso delle ombre
Mario Casella
Gabriele Capelli Editore
Il libro
L’impatto di una bugia, o il solo sospetto di una menzogna, hanno condizionato molti destini umani e, nel caso specifico, di alpinisti: alcuni noti, altri meno conosciuti dal grande pubblico. Sono ombre che i protagonisti di questo libro hanno portato nel proprio zaino per tutta la vita.
Nell’alpinismo non c’è ancora la necessità di una prova inconfutabile di onestà/colpevolezza, come quella del DNA che può salvare – come avvenuto a più riprese negli Stati Uniti – un condannato dall’esecuzione capitale.
Motivazione
Ci sono domande che appartengono ai filosofi, quelle che riguardano i grandi temi della vita umana. I concetti di “verità” e “menzogna” fanno parte certamente di questa schiera e non a caso ne discute anche, tra gli altri, Nietzsche in un suo famoso volume giovanile (1873). Filosofo, il tedesco, che a sua volta ha dovuto poi subire il peso della falsificazione sui suoi testi a fini propagandistici, per opera della sorella. Si potrebbe, proseguendo, arrivare al tema della fake news, che agita, giustamente, il nostro tempo. In fondo quello che fa Mario Casella è riflettere su questo tema, ma lo fa con un taglio, più che su un argomneto, sorprendente. Sono note alcune false narrazioni di conquiste o i dubbi, magari maligni, su altre imprese, poi smentiti. Casella tuttavia non si cimenta sulla ricostruzione di singoli episodi, anche famosissimi (Maestri e il Cerro Torre) o recentissimi (Christian Stangl e il K2), ma va oltre, per soffermarsi sulle “conseguenze che una presunta menzogna ha avuto sulla vita di chi l’ha raccontata”. E lo fa non solo con grande competenza, ma soprattutto con delicatezza e rispetto, come emerge anche dal titolo (davvero azzeccato) e dal sottotitolo, che lascia un margine di dubbio: non tanto, come in qualche caso, sull’impresa in sé, ma su ciò che ha agito dentro l’animo di chi quelle (presunte) menzogne ha raccontato. Per usare un altro filosofo, Cartesio, è nel dubbio metodico, nel senso più umano possibile, che sta la sostanza di questo libro; ed è per questo che è destinato a divenire una pietra miliare nella letteratura della montagna.
Segnalato
L'attraversamento invernale delle Alpi
Alberto Paleari
MonteRosa Edizioni
Il libro
Tre amici partono alla fine di un gennaio particolarmente freddo per attraversare le Alpi da sud a nord, tra il lago Maggiore e il lago dei Quattro Cantoni. La loro meta è la statua di Guglielmo Tell ad Altdorf, dove giungeranno con gli scarponi ai piedi e gli sci in spalla dopo quattordici giorni di cammino.
Motivazione
«In un qualsiasi e feriale martedì di gennaio» comincia l’avventura di Alberto Paleari e dei suoi amici. Quale miglior incipit per rendere lo spirito di semplicità con cui l’autore ci accompagna, sci ai piedi, in quattordici tappe, tra le montagne più belle e selvagge delle Alpi. Un percorso “per il largo” che, a differenza di quello “per il lungo”, può iniziare in un punto qualsiasi. E l’autore sceglie di partire dove abita, a Verbania, sul Lago Maggiore, e di arrivare ad Altdorf, in Svizzera, sul Lago dei Quattro Cantoni. Paleari non cerca record. Quella che ci racconta è soprattutto un’avventura, in uno dei rari ambienti che ancora conservano il sapore della wilderness. Il di più del libro, oltre alla gradevolezza di scrittura, è che può essere letto in tanti modi. È il racconto di una traversata – compiuta nella stagione fredda, con rifugi chiusi e giornate corte, il necessario portato in spalla grazie a rifornimenti bene organizzati, senza una traccia battuta e in assoluta indipendenza e autonomia –, ma è anche una guida, e chi vorrà seguirne le tracce ne trarrà sicuro giovamento. Ed è pure, infine, un cammino in luoghi sacri per la storia della libertà, con succose variazioni sul tema, poesia, vita locale, epica e leggende. In gran semplicità.