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I segnalati
Mangart
Di Andrea Gennari Daneri
Pareti e Montagne
2012
Segnalato Opera Prima
Un romanzo cinico, ironico, di grandissimo ritmo, che si svela solo all'ultima pagina e che ha per protagonista un alpinista di punta sullo sfondo del Mangart e delle vicende mai dimenticate della guerra di Bosnia.
Motivazione: Il passo narrativo di questo romanzo è ben scandito, sempre teso, e unisce con efficacia la conoscenza della montagna alla vita dei personaggi, così come riesce a fare della montagna stessa lo sfondo vivo e credibile degli eventi narrati. Sulle orme di modelli di riferimento alti e, allo stesso tempo, di successo, dà respiro a un’azione dalla trama ricca ma molto compressa (tempo e luogo assai ridotti), conservando la continuità narrativa anche dove i passaggi della vicenda si fanno più difficili. Una storia che scorre davanti agli occhi come su uno schermo, dove la voce narrante, che dà corpo e carattere ai personaggi, incalza (a volte forse un po’ debordante) per tutto lo svolgimento, risolvendo con l’abilità del montaggio la complessa distribuzione dei tempi dell’azione.
Di questo lavoro mi piace tutto
Di Marzia Verona
L’Artistica Editrice
2012
Dalla IV di copertina
Ragazzi e ragazze appassionati di allevamento, chi per tradizione, chi per scelta. Capre, vacche, pecore, da latte, da carne e persino "da compagnia" fanno da sfondo alle loro storie. C'è chi vive di allevamento, chi sta facendo di tutto per iniziare un'attività e chi invece è costretto a mantenere questo aspetto alla voce "hobby". Attraverso le loro parole, raccolte tra il 2010 ed il 2012 in Piemonte, Val d'Aosta, ma anche con contributi da altre parti d'Italia pervenuti attraverso il web, si va alla scoperta di un mondo dove non ci sono i giovani bamboccioni, ma persone che si rimboccano le maniche e si danno da fare per coronare il loro sogno attraverso un mestiere che concede poco o nulla al tempo libero. Ma le soddisfazioni sono altre: vedere gli animali che stanno bene, vederli pascolare liberi in alpeggio, assistere alla nascita di un vitello, di un capretto.
Motivazione: Il tema dell’alpeggio è di grande attualità e lo si ritrova anche in altre opere presentate in concorso.
“Di questo lavoro mi piace tutto” merita, senza indugi, una segnalazione per l’originalità e la freschezza della ricerca: un ritratto senza abbellimenti o cadute nostalgiche che, con quasi 90 interviste, esplora il mondo giovanile della pastorizia. Non un ritratto retorico dei bei tempi andati ma uno sguardo sui problemi di gestione, i delicati passaggi generazionali, le difficoltà per un giovane, oggi, di ottenere un riconoscimento sociale tra i coetanei rispetto a stili di vita che appaiono loro così distanti.
Un’indagine sistematica - che meritava però una forma editoriale più attenta - per dar voce a molte giovani voci, alle loro speranze, ai loro sogni, al loro tentativo di rendere la vita in montagna eccezionalmente normale.
Antonia Pozzi. Soltanto in sogno
A cura di Giuseppe Sandrini
Alba Pratalia
2011
Dalla IV di copertina
In questo libro sono riunite per la prima volta le appassionate lettere che Antonia Pozzi (1912-1938) inviò a Dino Formaggio, suo compagno di studi all’Università di Milano, negli ultimi due anni della sua vita, prima di morire suicida e di diventare, con la pubblicazione postuma di Parole, una delle poetesse italiane più lette ed amate.
A Dino Formaggio (1914-2008), destinato a una lunga e brillante carriera di filosofo dell’arte, Antonia affidò anche quella che considerava la sua più importante eredità: una busta piena di fotografie scattate nei suoi “luoghi dell’anima” (da Pasturo alle Dolomiti, dalla Liguria alle campagne lombarde), dietro alle quali scrisse, appositamente, delle didascalie che specificano impressioni, fantasie,sentimenti.
Le lettere, quasi tutte inedite, sono pubblicate nel loro testo integrale e accompagnate da una scelta di 75 fotografie che bene esprimono l'amore di Antonia per la natura e per le umili figure del lavoro umano: ne esce il ritratto veridico di un giovane donna in bilico tra la «fatica sacra» della poesia e l’urgere di una vita fortemente «sognata».
Motivazione: «Ed ecco: io sono di nuovo la ragazzetta di diciassette anni, dalle lunghe gambe nervose, dagli occhi chiari e dai polmoni capaci, che fuggiva sola, con il suo sacco ed un paio di enormi scarpe chiodate, verso le rocce il vento il silenzio delle Dolomiti di Brenta: per ore, accoccolata su un masso, spiava il nascere dell’acqua dalla bocca annerita del nevaio; s’insanguinava le dita per staccare dalla pietra zolle di sassifraghe rosa; e d’un balzo, affidata alla forza dei ginocchi sulla colata fragorosa delle ghiaie, piombava a valle, sui pascoli cosparsi di rocce bianche come enormi cimiteri abbandonati – fragranza amara dei rododendri sotto il sole – intrico di corolle fragili e di rami duri fino alla cintola – nuotare nel folto verde e rosa. Poi, a sera, i rami lunghi morbidi frangiati dei làrici che la chiamavano verso una casa, verso un lume nella penombra viola…».
Frammento questo di una delle lettere scritte da Antonia Pozzi, poetessa tragicamente scomparsa a soli 26 anni nel 1938, che scrisse a Dino Formaggio e che ora sono pubblicate, insieme a molte fotografie inedite della stessa Pozzi, da Giuseppe Sandrini.
La lunga citazione già da sola può testimoniare la ragione della segnalazione: la breve esperienza di vita di Antonia Pozzi si nutre della montagna e ne segna, come giustamente rileva Sandrini, la sostanza poetica.
Merito del volume e del suo curatore sta dunque non solo nell’aver scoperto le preziose testimonianze epistolari e fotografiche, opera della stessa Pozzi, ma di averne poi colto, con indubbia competenza, la sostanza nelle pagine critiche a corredo dell’edizione, nelle quali va anche a suggerire nuove linee di ricerca.
Marmolada
di Alberto Cartone e Mauro Varotto
Cierre Edizioni
2011
Dalla IV di copertina
Il volume offre una visione d'insieme aggiornata sul gruppo della Marmolada, accompagnando testi di alta divulgazione, redatti dai maggiori esperti e conoscitori di questo settore dolomitico, con un repertorio fotografico d'eccezione. La "personalità" della Marmolada, nei vari aspetti legati alla natura, alle vicende della storia e alla costruzione del suo mito, viene ricostruita nella prima opera organica su una montagna per molti versi unica.
Motivazione: Ci vuole coraggio per dedicare una nuova monografia alla “regina delle Dolomiti”, che ha una bibliografia più ricca del dedalo di vie tracciate sulla parete sud. Ma il tentativo di Cierre edizioni assieme al Dipartimento di Geografia dell’Università di Padova, a cura di Alberto Carton e Mauro Varotto, è pienamente riuscito.
Lontanissimo dall’essere solo un bel libro fotografico, o una raccolta di astrusi saggi accademici, il volume si rivela il ritratto fedele di una montagna simbolo, una sinfonia di voci diverse capaci di descriverne con originalità ogni sfumatura, dall’alpinismo all’antropologia, dagli aspetti scientifici al delicato dibattito ambientale. La copertura tematica sfida la completezza e gli autori, quasi obbedendo a un accordo, hanno curato con puntiglio la loro prosa, evitando quella eccessiva concentrazione in cui spesso è costretta e mortificata la comunicazione.
Un’opera complessa e piacevole, fin dalla dedica a Ettore Castiglioni per quella guida alla Marmolada che il grande alpinista e scrittore non riuscì mai a scrivere.